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Politècnico, Il.

Rivista politico-culturale fondata e diretta da E. Vittorini dal 1945 al 1947 per la casa editrice Einaudi. Come rivela il titolo, il periodico, inizialmente settimanale, si richiamava intenzionalmente alla rivista diretta un secolo prima da C. Cattaneo. Mirando, cioè, alla fondazione di una "cultura nuova" per l'Italia da poco liberata dall'oppressione fascista e appena uscita dalla terribile esperienza della guerra, il P. si sarebbe dedicato a problematiche politico-civili e di interesse sociale, intervenendo contemporaneamente nei settori dell'arte, della filosofia, della letteratura e della tecnica. Secondo le intenzioni del periodico, compito dell'intellettuale avrebbe dovuto essere l'elaborazione di un nuovo modo di essere nel mondo, in continuo rapporto con le esigenze e gli interessi della classe operaia, secondo una concezione essenzialmente etica della cultura, ricca di implicazioni marxiste, tesa all'opera di rigenerazione sociale e al progresso civile. Al P. collaborarono più o meno assiduamente: F. Fortini; A. Gatto; V. Pratolini; S. Solmi; V. Sereni; V. Brancati; A.C. Jemolo; M. Bontempelli; R. Cantoni; G. Ferrata; C. Bo; F. Rodano; A. Giolitti; A. Cruciani. Fin dai primi numeri venne sollecitata la collaborazione e l'intervento critico dei lettori, non mancando di rivelare giovani talenti quali I. Calvino, O. del Buono, N. Risi. Nel medesimo tempo il giornale si preoccupava di informare, con un linguaggio "né chiusamente tecnico, né volgarmente divulgativo, capace di rendere i problemi accessibili a tutti e attraenti per tutti" (secondo le parole dello stesso Vittorini), delle esperienze più significative della cultura internazionale del secolo. Trascorsi poco più di sei mesi dalla fondazione, il P. si trasformò da periodico settimanale a rivista mensile, proponendosi ricerche e indagini nuove. Soprattutto si dedicò a sviluppare il problema di fondo del rapporto tra politica e cultura, tra Partito Comunista e avanguardie culturali, accogliendo interventi di personalità politiche e di intellettuali del Marxismo ortodosso quali P. Togliatti, M. Alicata, C. Luporini, F. Onofri. La rivista ebbe tra gli altri il merito di portare a conoscenza di una platea più vasta importanti autori stranieri, quali Kafka, Brecht, Eliot ed Hemingway, contribuendo in maniera decisiva alla sprovincializzazione della cultura italiana. Le vicende intorno alla rivista assunsero toni sempre più accesi, che sfociarono in una aperta polemica tra il leader del Partito Comunista, Togliatti, e lo stesso Vittorini, accusato di colorire di toni eccessivamente enciclopedici le pagine del P.